Rilanciato da alcuni quotidiani, in questo scorcio di agosto prende piede il dibattito sulla nomina di un senatore a vita, dopo che la scomparsa di Sergio Pininfarina ha lasciato libero un posto. Immancabilmente si è scatenato il totonomine e puntualmente sono cominciate le polemiche e le contrapposizioni. E così anche l’individuazione di una persona che “ha illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” è diventata oggetto di divisione e occasione di scontro politico. Scalfari, Letta, Macaluso sono solo i primi nomi di una lista che ogni parte politica arricchisce con il proprio candidato “super-partes”. L’occasione, invece, potrebbe rivelarsi una grande opportunità per una scelta di alto valore repubblicano: nominare senatore a vita Piero Terracina, per celebrare i valori fondamentali su cui si fonda la nostra Repubblica.
Piero Terracina è uno dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz, diventato uno dei più lucidi testimoni dell’orrore della shoah. Dopo che la Camera dei Deputati approvò all’unanimità, nel 1938, le legge razziali, Terracina fu costretto a lasciare la scuola elementare, a Roma, in quanto ebreo. Riuscito a scampare al rastrellamento del Ghetto di Roma nel ’43, nell’aprile del ’44 (nel giorno della Pasqua ebraica), all’età di quindici anni, insieme alla sua numerosa famiglia Terracina fu consegnato – in cambio di denaro – da due giovani fascisti alle SS. Ad Auschwitz viene sterminata la sua famiglia: padre, madre, un fratello, una sorella, il nonno e due zii. Il giovane Piero riesce a sopravvivere al campo di concentramento, portandosi dentro l’immenso dolore per la perdita della sua famiglia e per aver visto e subito un orrore indicibile, a cui solo in pochi erano disposti a credere. Tornato a Roma ha avuto la forza di andare avanti, diventando un importante dirigente di una grande fabbrica di bottoni. Con il tempo ha trovato il coraggio e le energie di raccontare la sua terribile storia (narrata da E. Silvestri nel libro Il commerciante di bottoni). Da almeno trent’anni Terracina si è dedicato con tutte le forze a trasformare i ricordi della sua esperienza personale in una memoria collettiva e condivisa, che ha trasmesso a un numero impressionante soprattutto di giovani, incontrati nelle scuole, nelle università e ovunque è stato possibile, e accompagnandoli proprio ad Auschwitz nei numerosi “viaggi della memoria”.
La nomina di Piero Terracina a senatore a vita sarebbe il riconoscimento di questa infaticabile e impareggiabile attività di educatore, che con la propria testimonianza ha rinsaldato i valori costitutivi della nostra Repubblica, contribuendo a creare una coscienza democratica dei futuri cittadini. Un simile atto, inoltre, avrebbe un alto valore simbolico verso l’intera Comunità ebraica italiana, così profondamente colpita dalle leggi razziali e dalla shoah. Infine, in un momento così difficile, una nomina così carica di significato rappresenterebbe sicuramente un intenso momento di unità nazionale e di forte condivisione di valori fondamentali di cui questo Paese ha grande bisogno.
di Enzo Di Nuoscio (prof. di Filosofia della scienza all’Università del Molise e alla Luiss di Roma).
