Le Interviste di Allinfo.it : @GiangilbertoMonti

Giangilberto Monti_foto di Daniele Poli_1_b(1)

Scrittore e chansonnier, Giangilberto Monti compone le prime canzoni intorno alla metà degli anni Settanta, la sua carriera si arricchisce nel corso del tempo  di importanti di collaborazioni e di esperienze formative con Maestri d’eccezione.

Nel corso dei suoi 30 anni di carriera intraprende persino una parallela attività teatrale: studia canto con Cathy Berberian, recita con Dario Fo e Franca Rame, e durante gli anni Ottanta scrive testi per diversi comici che frequentano lo Zelig di Milano.

Giangilberto Monti il 25 gennaio ha presentato live, in anteprima a Milano,   “OPINIONI DA CLOWN”  al quale ha fatto seguito la pubblicazione del video clip  “SEI CAPACE?” che registra la speciale partecipazione del suo grande amico attore, comico cabarettista Nino Formicola.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Milano  ed è nata questa intervista.

Perchè “OPINIONI DA CLOWN” 

Il Clown è un personaggio molto importante che ha saputo costruire attorno a sé  quel fascino  che scorgiamo orami ovunque:  nella storia,  nella saggistica e, più che mai nella storia dello spettacolo. Il Clown è un personaggio dal percoso artistico  molto affascinante e mi sembrava più che mai adatto per tornare a raccontare le mie origini musicali.
E’ un disco che raccoglie canzoni che raccontano storie che hanno un tema di fondo molto forte che è il rapporto tra comico e politico

Qual è il tuo  rapporto con il tempo?

Di attenta e critica osservazione.

Volgendo lo sguardo  al   passato cosa intravedi?

Studiando la storia di quello che  è  già stato ho codificato ancora  meglio alcuni cambiamenti della società di cui ho fatto e faccio, ancora oggi, parte . Se si segue l’evolversi della comicità lungo il filo storico, letterario, artistico del novecento, dal punto di vista scenico, si nota immediatamente  un percorso di evoluzione che affonda le proprie radici in altre culture e non soltanto in quella italiana .

Da qui il particolare interesse  per la cultura francese. Quale è stata la scintilla che ha permesso  a tale passione di esprimersi al meglio?

La storia della chanson francese e degli chansonnier è alla radice del cantautorato italiano. E’ una realtà accettata da tutti i critici musicali.  L’influenza francese naturalmente si estende anche all’arte  letteraria e a quella poetica. C’è un filo rosso che lega Parigi con la Liguria, passa attraverso Genova per arrivare a Milano. Liguria e Lombardia hanno sempre dimostrato di possedere  una empatia speciale nei riguardi dei cugini francesi. Basti pensare, ad esempio,  che il dialetto milanese spesso  rievoca   suoni e   forme molto vicine alla  lingua francese. Se ci pensiamo, inoltre,  il cantautorato italiano che ha attinto molto dalla Cultura Napoletana (origine primaria)  non è stato da meno nei riguardi  dalla canzone francese (penso ad esempio a Fabrizio De André).  Nella storia musicale troviamo tantissime citazioni anche se   questa dipendenza  continua ad essere classificata come una  scomoda vicinanza.

Ad un certo punto, la scelta del linguaggio teatrale che peso  ha avuto?

Un peso specifico notevole anche se questa scelta si è manifestata in seguito alla pubblicazione di  due album. Ha fatto breccia in quella che io definisco una mia naturale predisposizione verso questo tipo di linguaggio .  Vengo dal mondo degli anni 70 in cui  artisticamente era naturale contaminare la forma canzone che restava stretta un po’ a tutti gli artisti dell’epoca. Ho capito, ad un certo punto, che per me era importante l’interpretazione, il modo di portare in scena il racconto della musica (n.d.r)

L’incontro con Dario Fo e Franca Rame, quindi,  quale luce ha acceso?

E’ stato importante perchè mi ha permesso di arrivare alle radici di quella forma del teatro Cabaret che porta con sé l’unione  tra musica e comicità satirica. Dario Fo in quel periodo aveva cominciato a scrivere con Jannacci riuscendo ad arricchire il modo di conquistare e abitare la scena. Da parte sua la fortuna di  non aver avuto  alcuna radice certa. Le sue canzoni erano   una esuberante miscela di jazz canzone francese , di ballabili e quando ebbe modo di  incontrare Fo l’incontro divenne vincente.
Sono andato, quindi,  da Dario Fo per imparare.

Da qui la scelta naturale di omaggiare con una canzone inedita Jannacci ai tempi di FO?

C’è un brano che è stato scritto da Jannacci insieme a Cochi e Renato che si chiama “Nebbia in Val Padana”. E’ uscita nel 1999 ed è stato scritto in quell’anno anche se sembrava scritto trent’anni prima, segno che avevano fatto proprio un modo di scrittura tipico di quegli anni. Quando ho pensato di scrivere un omaggio a Jannacci ho pensato di scrivere “Sei Capace?” con lo stesso modo di scrittura che gli era proprio all’epoca di Fo e di affidare l’interpetazione del testo a Nino Formicola che ha dalla sua  una grande esperienza nel Cabaret.

Canzone scritte ad hoc e brani tirati fuori dal cassetto per l’occasione. Opinini da Clown diventa il centro tra passato e nuovo presente. Con quale obiettivo?  Hai ritenuto fossero maturi i tempi?

Un artista è molto più semplicemente una persona ha che bisogno di comunicare urgenze ..non sempre vive una condizione facile … in questo caso ho usato il disco per pubblicare canzoni inedite mie ma anche per proporre finalmente canzoni che avevo sperimentato a lungo nelle mie  esibizioni.   Questo disco è un po’ un punto a capo e diventa quadro.

E un quadro a se stante è lo spettacolo che ti vedrà protagonista al Teatro Verdi di Milano dal 4 all’8 febbraio dal titolo  “Coluche & Renaud”?

Sì è’ una storia a se stante. E’ uno spettacolo sia  teatrale che musicale che vuole raccontare   la storia dell’attore e comico francese Michel Colucci, detto Coluche, e del cantautore Renaud Séchan, suo grande amico.  La sua storia è quella di un comico politico vissuto nella francia degli anni 80 e 30 anni prima di Beppe Grillo ha avviato una strada di fusione tra l’espessione comica e l’espressione politica.  Nello spettacolo io sono il cantante attore, amico di Renaud  che inframmezza e contrappunta in musica un narratore di professione nonché giornalista Daniele Biacchessi, che oltre ad essere capo redattore di una testata importante è anche un profondo narratore della scena del teatro Civico italiano …ha lavorato molto sulla resistenza italiana , sulle stragi.  Renaud  ha la mia stessa età e per questo appuntamento teatrale ho tradotto alcune sue canzoni.  Per l’occasione canterò solo un brano estrato da Opinioni da Clown che è  “Sono il comico”. Un cammeo necessario ma involontario.

In questo tuo modo di pensare l’arte scenica Cosa è importante che arrivi al pubblico?

Il tentativo è sempre quello di riflettere su quello che ci circonda… da una parte il divertimento, dall’altra nelle orecchie e nel cervello il desiderio di esplorare delle finestre che non smetterò mai di aprire  su paesaggi diversi.  Il punto di vista di una canzone o di un libro è molto personale ma proprio per questa ragione rappresenta una anomalia che può diventare una alternativa unica   capace di illuminare il punto di vista che i media ci impongono con i propri commentatori. Tutto ciò senza presunzione alcuna.

Con la voglia di osservare dietro la maschera del Clown che sembra leggero ma dietro la sua  maschera ben osserva?

Credo ci stia bene una citazione che non ho scritto io ma sento  mia “La comicità è una cosa molto seria e bisogna farla bene se vogliamo che arrivi al pubblico” e il mio Clown è comico serio.

di Giovanni Pirri

 

 

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