Le Interviste di Allinfo.it | Intervista con Laura B

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Laura B. ossia B come Bonomi all’anagrafe, B come Blues nella musica. Un nome che la rappresenta più di una firma ed è l’identità di un fare musica che avremo il piacere di condividere insieme, live. Per conoscerla meglio le abbiamo rivolto alcune domande.

Innanzi tutto perché Laura B?

Cercare un nome d’arte per me è sempre stato un problema, un po’ come farsi un tatuaggio. Racchiudere quello che sono in una firma è difficile…allora ho pensato alla cosa più vera e autentica che mi potesse rappresentare, il mio nome e l’iniziale del mio cognome, che senza farlo apposta inizia con la lettera B di blues. Altra coincidenza, la sorella di Janis Joplin si chiama Laura…cosa volere di più dalla vita!

E che “botta” è stata con Etta James, Bonnie Tyler, Janis Joplin, Tracy Chapman, Amy Winehouse, Joss Stone quando ha messo su quei dischi?

Per ognuna di loro una botta diversa. Le più significative Janis che mi ha iniziato alla musica e Amy Winehouse che mi ha fatto scoprire una chiave moderna per il jazz. Janis me l’ha fatta conoscere un regista. Etta James mi ha rapito con il suo soul penetrante e caldo. La voce e l’intenzione di Etta James sono ammalianti. Tracy Chapman è il blues di velluto e Joss Stone è il soul sexy e fresco. Insomma sono un’ appassionata di voci: Bonnie Tyler, Tina Turner, Billie Holiday, Bessie Smith, Aretha…ogni voce che racconta un’ emozione mi rapisce, cerco di carpirne l’essenza e godere del loro talento e del loro dono.
Sentire interpretare un brano da più voci, anime, mi piace tantissimo, ognuna di loro ha un’intenzione diversa, un modo personale di raccontarti una storia. Questo mi piace molto perchè rende una cantante artista. Io sto cercando di essere il più sincera possibile con me stessa per poter trovare la chiave e diventare un’artista. Quello è il mio sogno più grande.

In genere dalla musica si passa al Cinema. Nel caso specifico è accaduto il contrario. Dal teatro al Cinema e poi alla musica? Sono rimasti impressi momenti e/o aneddoti ben precisi che si sono rivelati determinanti?

In realtà il cinema è un’ altra mia grande passione ma non sono mai stata su un set cinematografico, se non per alcune comparsate in qualche Sitcom, è stato divertente!
Ho iniziato a salire sul palco a 17 anni con il teatro ma poi è arrivata la conversione alla musica.
A Verona ho frequentato il teatro universitario e per mia fortuna ho incontrato un regista meraviglioso, mi chiamava gambe di fenicottero e testa di leone. Mi piaceva quel paragone! Dovevamo sviluppare un personaggio del dramma e per aiutarci dovevamo trovare una canzone che ci avrebbe ispirate. Lui mi ha guardato e mi ha promesso una canzone adatta a me. E’ tornato il giorno dopo con uno stereo, ha pigiato play e per la prima volta ho sentito “Little girl blues”: non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, non avevo mai sentito nessuno cantare così, ho pensato che se si poteva cantare in quel modo allora poteva avere un senso fare la cantante e fare musica.

Da Lumezzane a Verona, da Verona a Brescia e poi da Brescia a Milano e lì l’incontro con Lalla e Eloisa Francia ? Quanto questi viaggi ma soprattutto gli incontri fatti hanno condizionato in positivo sulle scelte musicali?

A Lumezzane ho iniziato appunto con il teatro. La prima volta che sono salita sul palco ho avuto una specie di “illuminazione”. Ho avuto una strana percezione: come se delle mani mi stessero inchiodando al palco, ho avuto la sensazione di essere nel posto giusto ma soprattutto di aver trovato la mia casa.
Verona come dicevo prima, mi ha iniziato alla musica. Ho preso le prime lezioni di canto, ho lavorato come comparsa all’Arena di Verona e mi sono fatta assumere in un jazz club come barista per poter ascoltare musica tutte le sere. Purtroppo mi hanno licenziata presto perchè ero piuttosto disattenta. Verona è il mio ricordo più bello, è stata una esperienza formativa incredibile sia per quanto riguarda l’autonomia, l’indipendenza sia soprattutto per la formazione artistica. E’ stato il periodo delle curiosità risolte! Sono stata molto fortunata a passare 5 anni in quella incantevole città, non per niente Shakspeare se n’era innamorato!
Brescia ha rappresentato il punto di partenza. Mi ero innamorata di un musicista che doveva campare di musica. Mi sono proposta come cantante per poterlo aiutare a fare più serate. In realtà non ne avevo mai fatte. Abbiamo preparato una scaletta, mi sono armata di coraggio e ho iniziato a suonare nei pub. Ho scoperto che la mia voce piaceva alla gente e che a me piaceva cantare per loro. Da lì in poi non ho più smesso. Lalla Francia l’ho conosciuta in un’ accademia a Milano. Ci ha unite l’amore per Janis; mi ha proposto un progetto al quale non potevo dire di no. Così mi sono trasferita a Milano. Da subito ho sentito il bisogno di capire meglio la musica e i musicisti; ero in cerca di formazione, così mi sono iscritta alla Civica di jazz. Per me è stata un esperienza piuttosto traumatica. L’idea di musica che ho in testa è piuttosto “spirituale” , lì invece tendono a “vivisezionare” ogni nota…sono rimasta un po’ sconvolta ma ho imparato molte cose che ancora oggi devo mettere in pratica e conosciuto dei professionisti d’alto livello. Nella Civica ho respirato la dignità, il rispetto e il sacrificio che richiede la professione del musicista. Durante una lezione di improvvisazione ho conosciuto Nicola. Da quel giorno non ci siamo più allontanati!

Il viaggio non è stato solo fisico ma anche nei generi. Prima il rock poi il Jazz e da cui in poi è nata una nuova forma di linguaggio potremmo dire illuminata dal Blues?

Io ho dei problemi a differenziare i generi, per me se un pezzo esprime malinconia ed è cantato nel modo giusto è blues, se un pezzo è forte è rock, e se un pezzo è complicato è jazz. Scherzo! Diciamo che mi sono immersa nella musica ed ho fatto degli incontri che si sono concatenati l’uno all’altro. Credo che il blues, inteso come spirito e non come struttura, sia alla base di tutti i generi. In realtà i generi musicali sono in continua evoluzione. Dal blues si passa al rhythm ’n’ blues, al rock ’n’roll, al rock, e ci sono poi delle diramazioni. Il blues è alla base del jazz, dello swing…insomma se entri nella musica non puoi non ascoltarla tutta, soprattutto se la vuoi capire. Di recente mi sto avvicinando al funk. E’ un altro mondo da scoprire! Il cantautorato ha altre regole: insomma quando sei punzecchiato dalla tarantola musica non riesci a stare fermo!

Ad un certo punto dopo innumerevoli esperienze nei locali è arrivato l’approccio al mondo discografico come fotografa questo momento preciso, di passaggio dal live allo studio?

La prima esperienza in studio è stata con Lalla. Lì ho capito di aver bisogno di formazione. Lo studio è differente dal live: devi sapere cosa fare, essere consapevole, riuscire a riprodurre un’idea, avere competenze varie. L’esperienza coi Lemon è stata più “facile”. Avevo carta bianca e sapevo già cosa aspettarmi. Di recente sono tornata in studio ed è andato tutto liscio come l’olio. Lavorare in studio è un po’ un mestiere. L’esperienza discografica coi Lemon è stata gratificante, formativa, eccitante ma anche molto faticosa. Eravamo un gruppo indipendente quindi una specie di piccola azienda creativa! Le soddisfazioni che ho provato con la band sono state molte, ma anche i sacrifici. Se dovessi tornare indietro rifarei tutto, non cambierei niente. Eravamo una specie di famiglia, ci siamo divertiti tanto. Ad un certo punto credo non ci sopportassimo più o almeno i ragazzi non mi sopportavano più! Ma ancora oggi ci scriviamo i messaggini. I live sono una cosa completamente diversa dallo studio e cambiano a seconda del palco. Cantare in un pub o su un palco di un festival è differente. L’adrenalina, nel secondo caso, è a mille e mi piace un sacco! Adoro i palchi grandi e gestiti dai fonici, adoro le spie, e gli spazi per potermi muovere! Mi mancano i palchi grandi! Ora suono soprattutto nei pub, l’approccio è più intimo. Ho iniziato a suonare anche in strada: mi piace la libertà che c’è nello scegliere la strada. Se hai voglia di suonare, basta che ti metti in un angolo e cominci. Non devi aspettare che qualcuno ti dia lo spazio, te lo prendi e se vedi che non ti piace più ti sposti. E’ semplice! La strada ti insegna ad apprezzare chi ti apprezza e a ignorare chi ti ignora. E’ tutto molto elementare e utile!

Essere donna in questo mondo musicale fatto di birre e pub le ha mai remato contro, oppure la musica è in grado di annullare qualsiasi differenza? Dico questo perché  si nota spesso l’assenza femminile nei cast di molte iniziative live nazionali. Le risulta?

Ho avuto qualche esperienza negativa nei pub in realtà. Quando andavo a procacciare date da sola e più giovane alcuni gestori di locali se ne volevano approfittare. Era come se in un qualche modo dovessi essergli grata perchè mi stavano pagando! Ho avuto un paio di situazioni molto spiacevoli alle quali mi sono ribellata logicamente! La maggior parte dei musicisti sono uomini, io personalmente ho sempre suonato con uomini. Diciamo che vivere una cosa così forte come la musica ti rende unito. Fare musica abbatte le distinzioni perchè ogni elemento diventa essenziale per la buona riuscita del brano. Il famoso interplay fa miracoli: si entra in comunicazione, ci si aiuta, ci si capisce e ci si trova ad amare e a voler far funzionare la stessa cosa quindi si è complici. Quando si diventa così “intimi”, a volte, si possono creare dei fraintendimenti ma già dall’inizio si mettono le cose in chiaro! Quindi si sta tranquilli!
Con un’amica cantautrice ed altre ragazze facenti parte del gruppo Arcichedonne abbiamo creato una rassegna “Al ritmo delle donne” per promuovere l’arte al femminile. Ho ideato il progetto “Women in Woodstock” anche per ricordare che in tre giorni di musica h24 si sono esibite solo 5 artiste donne. Questo succedeva nel 1969 e ancora oggi le cifre sembrano quelle. Ho letto di recente un libro che parla delle donne del rock: la stessa scrittrice afferma di aver fatto fatica a trovare materiale e spesso le storie che si leggono sono impegnative. Una collega che suona e canta blues, molto brava e forte, ha di recente scritto un libro sulle donne del blues del passato. Diciamo che le donne sono state relegate al ruolo di groupie ma oggi le cose si stanno muovendo. Conosco molte cantautrici, sto scrivendo molti brani e sto cercando di dare un nuovo punto di vista: quello femminile. Le donne stanno imbracciando gli strumenti come delle armi per poter far conoscere i propri mondi. Diciamo che oggi c’è ancora diffidenza nei confronti delle donne musiciste o autrici ma siamo in continua evoluzione, quindi cambierà anche il modo di ascoltare la musica.

Che rapporto ha con il passato oggi e come si approccia al futuro, pensando al suo mestiere?

Rispetto al passato mi sento più competente, forte e decisa. Sono più esigente, mi piacerebbe essere riconosciuta un po’ di più ma ci sto lavorando. L’ambizione è una caratteristica che non mi abbandona. Un’ambizione positiva, che non mi fa stancare della musica ma anzi mi sostiene nel cercare di fare sempre meglio. In futuro vorrei vedere la professione del musicista riconosciuta come tale e non come un passatempo al quale dover rinunciare per fare cose più “importanti”. Vorrei poter vivere di musica soltanto, concentrarmi solo su di lei. Vorrei fare sempre del mio meglio, diventare sempre più forte, creare progetti, album che valga la pena ascoltare. E realizzare il sogno di diventare artista e quindi riuscire a scrivere belle canzoni. Insomma c’è ancora del lavoro da fare non ci si annoia mai!

C’è qualcuno a cui sente di dover dire grazie? O se preferisce a se stessa cosa dice?

Devo ringraziare ogni singola persona che ho incontrato nella mia strada: davvero tutti. Ogni persona con i suoi si e i suoi no mi ha portato a intraprendere la mia avventura musicale. I miei genitori mi hanno supportato, i musicisti con cui ho suonato, ognuno mi ha insegnato qualcosa, chi non ci credeva mi ha dato la grinta per continuare, i ragazzi che mi hanno mollato mi hanno dato la libertà e lo spazio per continuare ad andare avanti…Devo ringraziare le coincidenze, gli abbandoni, gli incontri…insomma tutti e tutto! Diciamo che devo raggiungere ancora una buona “posizione” quindi di strada e di incontri devo ancora farne!

Progetti in corso? Progetti Futuri ?

Sto scrivendo molti brani e ci sono un paio di progetti in cantiere: un disco di inediti blues e soul e un progetto in italiano. Sto collaborando con alcuni autori e arrangiatori anche in qualità di autrice. Mi sto prodigando affinchè il mio sogno d’artista si avveri!

di Giovanni Pirri