Fabio è un ragazzo che si avvicina alla musica da piccolissimo… 3 anni ed è già zecchino d’oro. Vive la musica con impegno e passione consapevole che armonia e melodia sono elementi iscindibili e sa come governarli in equilibrio.
Lo abbiamo intervistato per saperne di più.
Hai partecipato a 3 anni allo Zecchino d’oro, cosa ricordi di quei momenti?
Ricordo soprattutto il clima divertente con tutti i bambini che non vedevano l’ora di cantare per ritornare a giocare.
Successivamente ho vissuto esperienze simili per diversi anni perché nel mio paese organizzavano “il festival di carnevale in maschera”; una sorta di Tale e Quale Show, dove si partecipava vestititi con i panni degli interpreti originali delle canzoni.
È così una volta sono stato Bobby Solo, con “da una lacrima sul viso”, indossando uno splendido vestito alla Elvis; una volta Andrea Parodi con “Spunta la luna dal monte”, anche lì vestito più o meno come il compianto e grandissimo Artista Sardo e con una divertente parrucca, mentre nella terza edizione Lucio Dalla con “Attenti al lupo”, con tanto di cappellino, occhialetti e ballerine che mi facevano la coreografia.
Ricordo anche l’esperienza dei concerti di piazza in giro per la Sardegna che mi hanno dato modo a soli 7 anni di cantare durante il concerto della grande Mariella Nava ad Irgoli…esperienze indimenticabili.
Tu sei sardo di origini ma romano di adozione. Quando hai adottato Roma?
Con la città di Roma ci siamo scelti nel 2004 quando mi sono trasferito per studiare.
In realtà è stato l’esaudirsi di un desiderio espresso molti anni prima, agli inizi degli anni ’90, durante la mia prima visita nella Capitale con i miei genitori.
Rimasi talmente affascinato dalla bellezza ed imponenza della città, e chiesi ai miei genitori di lanciare la classica monetina dentro fontana di Trevi, come facevano tanti altri turisti.
Ricordo quel momento come se fosse oggi, e quel “voglio vivere a Roma” che espressi con tanta fiducia ed impazienza è stato davvero ascoltato!
Nel tuo passato il conservatorio, il canto polifonico e poi l’approdo al Gospel. Sei stato tu a sceglierlo oppure lui a scegliere te?
Io credo che se anche è vero che siamo noi a scegliere, ci sono delle cose che ci attraggono fintantoché non scegliamo di viverle.
Quando ero molto piccolo mia madre ha cercato in tutti i modi di assecondare le mie passioni e la mia propensione per la musica ed il canto. Quando avevo 3 anni stavo davanti agli specchi di casa a cantare con in mano dei mestoli di legno, o mi accompagnavo con una fisarmonica per bambini.
Così arrivò il coro delle voci bianche e poi il coro polifonico, dentro l’Associazione Melchiorre Murenu, esperienza che durò per più di un decennio.
Agli inizi del nuovo millennio, la Rai trasmetteva per la prima volta un film cult, “Sister Act” che non solo mi ha rubato il cuore ma ha fatto maturare in me la voglia ed il desiderio di cantare gospel.
Così, appena trasferito a Roma sono entrato a far parte del Coro Gospel Livin’ Gospel Singers, diretti da Mariangela Topa.
Un’esperienza unica, che mi ha portato negli anni a cantare insieme a cori gospel Italiani ed Internazionali di grandissimo pregio, fino alla fantastica esperienza dell’Italian Gospel Choir, ossia la Nazionale Italiana di Gospel, dove insieme ad altri 500 coristi provenienti da tutta Italia, ho avuto l’onore di cantare sul sagrato del Dumo di Milano davanti ad una piazza gremita di persone, affiancando la grande voce di Sherrita Duran, e la follia creativa di Fio Zanotti, Alessandro Pozzetto e di Francesco Zarbano.
Alcuni sostengono che nulla sia per caso.
Lo sostengo anche io, nulla avviene a caso e non è una frase fatta, ne ho davvero esperienza diretta!
Anche le cose apparentemente negative mi hanno formato, le tante porte chiuse in faccia mi hanno fatto essere quello che sono oggi e mi hanno dato consapevolezza, per vivere il mio percorso cantautoriale in modo pieno e autentico.
E’ stato un periodo molto vivo e quindi intenso a cominciare dagli incontri fatti?
Sono stati anni intensi dove ho conosciuto grandi professionisti del mondo della musica, ma non parlo solo dei cantanti, parlo anche di autori, tecnici, arrangiatori.
Ho conosciuto il mio Producer Daniele Rossini, che ha saputo arrangiare in modo fresco e contemporaneo i miei pezzi, cercando di rispettare il mio mondo e Marco Profeta, che con me ha prodotto i miei inediti, dandomi la possibilità di realizzare il mio sogno; così lo scorso 31 marzo, è uscito il mio primo EP “ARIA NUOVA” su tutti gli store digitali.
Sei andato anche in Mondovisione su Rai EDU?
Sempre con il coro Gospel, ho avuto modo di poter cantare da solista nell’ambito dell’evento “la bibbia giorno e notte”.
Un tour de force di 24 ore dove si sono alternati momenti di musica alla lettura ininterrotta delle scritture, dentro la bellissima cornice della chiesa di Santa Croce in Gerusalemme a Roma.
Grandi nomi del cinema, del teatro e della musica, hanno prestato la loro voce per questo evento fortemente voluto da Papa Benedetto XVI.
Pensi che a volte sia necessario avere il J Factor per riuscire?
Avere il Jesus Factor è una scelta di vita più che un’abilità conquistata con lo studio e la perseveranza, però ammetto che vincere la 4° edizione di JFactor, insieme al mio amico Francesco Baggetta, è stato emozionante.
Siamo stati il primo gruppo Cattolico a vincere in contest musicale Evangelico!
Abbiamo respirato una dimensione di condivisione unica e bellissima, perché Angelo Maugeri, ideatore del talent, oltre ad essere un grande cantautore è anche una persona fantastica e questo lo si percepisce in ogni singolo momento del suo talent, giunto ormai alla decima edizione.
Degli X-factor invece cosa pensi? Talent Sì talent no?
Sono assolutamente a favore dei talent, perché credo che siano un bacino importante dove andare a scovare nuove forme artistiche ed espressioni musicali.
Dirò una cosa scontata, ma ad oggi ricoprono insieme ad i social, quel posto che per tanti anni è stato dei talent scout dentro i piccoli locali ed i club, per le case discografiche.
Sono un po’ mendo d’accordo con alcune logiche, ad esempio anagrafiche; oggi a 38 anni sei troppo adulto per la discografia propriamente detta, che va alla ricerca di figure sempre più giovani, capaci di attirare like e visualizzazioni.
Credo che un cantante ed un cantautore possano esistere a prescindere dall’esposizione mediatica e che sia comunque bellissimo poter vivere di musica, anche se lo si fa davanti a pubblici più ristretti, che sono comunque capaci di emozionarsi e di riconoscersi in quelle note ed in quelle storie di vita in musica.
Nella tua vita artistica è passato anche il Musical?
E’ una forma di musical particolare che si chiama oratorio sacro.
Grazie a Marcello Bronzetti (Compositore) ed a Tina Vasaturo (Direttore del Coro Fideles e Amati e dell’Orchestra), dallo scorso anno interpreto la figura di Sant’Agostino in un emozionante racconto della vita di questo importante punto di riferimento non solo per la Cristianità ma per l’umanità tutta.
Si tratta di un’opera scritta per coro ed orchestra che abbiamo eseguito per la prima volta in Spagna, a Sotillo de la Adrada, che abbiamo portato in giro per il Lazio e che speriamo di poter presto riproporre in tutta Italia.
Leggendo la tua biografia è come se ci fosse un salto. Passi dall’essere voce solista basso nel gruppo vocale 4Sing&Doctor Pianist direttamente al 2019 cambiando repentinamente rotta musicale?
Il mondo del canto vocale a cappella è da sempre il mio primo amore, è la musica che mi ha insegnato a stare su un palco, a cantare a voci scoperte senza alcun tipo di “protezione” che spesso una band o una base ti danno.
E’ grazie a questa forma di canto che ho imparato ad armonizzare, a rispettare le altre voci per essere un tutt’uno ed a capire che spesso le pause ed i silenzi, sono molto più efficaci ed emozionanti di “vocioni sparati”.
Però ho sempre raccontato storie di altri, degli autori che le hanno vissute e composte, quindi ho avuto la vera esigenza di poter raccontare la mia esperienza mettendo me stesso in prima linea, senza avere paura del giudizio di chi ascolta e che può anche non capire o non amare il mio genere.
Passare da corista a solista è un passo davvero impegnativo anche perché ho dovuto lavorare sulla mia voce, per trovare nuovi colori ed esplorare registri vocali che in precedenza credevo addirittura proibitivi.
Tra l’altro i video su YouTube del tuo ultimo periodo hanno avuto un gran riscontro
Guardandoti indietro cosa rivedi ma soprattutto come ti legge? Oppure sei una persona che ama guardare solo avanti?
Sono del parere che sia fondamentale guardare sempre avanti ma con un occhio attento anche sul passato. Spesso sono caduto, ho pianto e mi sono disperato ma se oggi sono quello che sono, lo devo anche e soprattutto al mio passato, a volte pesante, che mi ha reso più libero di vivere la vita con felicità.
A chi pensi quando cerchi riferimenti musicali sia nazionali che internazionali?
Onestamente cerco sempre di non riferirmi a nessuno, ma non nego che ci siano dei cantanti Italiani che mi hanno accompagnato ed ancora mi accompagnano: Francesco Renga, Elisa, Negroamaro, Tosca.
Sono amante del belcanto e sono del parere che una bella voce, un buon orecchio ed una perfetta intonazione, facciano sempre un buon 50% del risultato; il resto è emozione e verità, se sei finto chi ti ascolta se ne accorge!
I tuoi progetti in corso?
Spero al più presto di ritornare a fare live performance nei locali e nei club.
Ho bisogno del contatto con il pubblico!
Come è nata l’idea di TE LO DEVI RICORDARE?
Anche per me il lockdown è stato un momento importante per riflettere e per scrivere e questa canzone rappresenta esattamente lo stato d’animo che stavo vivendo.
Ho pensato che fosse giusto fotografare questo momento così complesso, dove in tanti, chi dai balconi chi dal divano, hanno usato la musica come vero compagno di viaggio.
Anche per me scrivere e cantare è stato vitale!
Com’è stato rivedersi un fumetto?
Beh considerando che ho fatto tutto da solo, è stato divertentissimo ma molto impegnativo perché era una cosa che non avevo mai fatto prima.
Ho scelto il fumetto perché volevo restituire anche nel video quell’idea di tenerezza e di voglia di vivere cose belle che il brano ha e che ho immaginato mentre lo scrivevo.
Spero di esserci riuscito!
Come è nata invece la collaborazione con Patrizio Montanari?
Io e Patrizio ci conosciamo da circa un anno e mezzo, perché insieme ad altri 3 bravissimi cantanti, avevamo intrapreso la complicata sfida di mettere in piedi la cover band dei Pentatonix, il gruppo vocale più forte e conosciuto al mondo. Lui era la voce cover di Kevin Oluwole e con la sua beatbox ci ha incantati già dalle primissime ore di prova; io ero la voce cover di Avi Kaplan – Basso (ruolo oggi di Matt Sallee).
Come ho già detto prima, la musica vocale è il mio primo amore e di tanto in tanto si riaffaccia nei miei progetti musicali.
A cosa stai lavorando per il futuro?
Sto lavorando con Patrizio per portare i miei pezzi in una nuova veste acustica assolutamente innovativa che vede anche la beatbox.
Speriamo di poter invitare tutti, il prima possibile a sentirci dal vivo.
di Giovanni Pirri