Giovane di grande talento è Marco Gerolin. Lo abbiamo scoperto nei live di Dal palco di Casa mia e ci è piaciuto fin da subito.
Non potevamo dunque non intervistarlo. Ragazzi che suonano così a 19 anni ce ne sono davvero pochi. E il talento italiano non solo va valorizzato ma va anche ascoltato.
Ecco a voi l’intervista.
I primi approcci alla fisarmonica risalgono ai 4 anni: cosa ricordi di quei momenti? Soprattutto perché’ hai scelto la fisarmonica, ovvero uno strumento non facile a quell’età’?
L’incontro con quella che poi sarebbe diventata la mia più grande passione, la fisarmonica, è stato fantastico. Frequentavo il terzo anno di asilo, nel mio paese e un fisarmonicista teneva nell’Istituto delle ore di musica per noi bambini. Rimasi subito affascinato, meravigliato, innamorato di quello strumento; ricordo perfettamente il primo momento in cui ho visto una fisarmonica. Rientrato a casa dissi a mia madre: “Mamma, voglio suonare quella roba lì”, intendendo chiaramente lo strumento visto poco prima all’asilo. Lei rimase colpita dalla fermezza con cui le avevo annunciato ciò che volevo studiare, ma si fece subito in quattro per potermi farmi studiare con un maestro. Recatasi alla scuola di musica di un paese limitrofo, dovette contrastare l’insicurezza del maestro, il quale pensava che questa passione, vista la mia precoce età, sarebbe durata ben poco. Solo dopo molta insistenza da parte di mia mamma si convinse a prendermi come alunno, e da quel momento non ho mai smesso, mai!! La cosa buffa è che mentre stavamo aspettando la decisione del maestro i miei genitori mi regalarono una piccola fisarmonica giocattolo di Winnie the Pooh. Ricordo esattamente la prima volta: seduto sul divano di mia nonna la presi, e cominciai a suonare Sul Cappello, celebre canzone degli alpini.
Lungo la tua strada insieme alla musica, tantissimi concorsi. Che valore dai a questo tipo di percorso? Un atto necessario per mettersi alla prova?
Già da bambino partecipai ai primi concorsi dedicati alla fisarmonica ma, durante il periodo del liceo musicale, ne ho vinti molti. Certo ho partecipato a concorsi più o meno importanti, ma tutti mi sono serviti davvero molto: quando ti trovi a doverti esibire davanti ad una giuria tutto diventa diverso. In quei momenti la paura di sbagliare si fa più aggressiva, ma è proprio mettendosi alla prova che si supera. Ne ho vinti molti: a Serramazzoni, Coriano, Felino, Bibbiano, Roseto degli Abruzzi, Spagna e Russia… di sicuro il concorso più importante a cui abbia partecipato è stata la Coupe Mondiale, tenutasi a Shenzen, in Cina, nell’agosto del 2019. Non avevo molte speranze di classificarmi nelle zone nobili della classifica, ma il risultato è stato più che soddisfacente. Quel quinto posto è frutto di tanti sacrifici e tanto studio. Ovviamente non sempre sono andati al massimo , ma un posticino sul podio l’ho sempre ottenuto. Credo molto nei concorsi, perché ti fanno crescere e maturare sotto l’aspetto musicale: grazie ad essi un ragazzo può capire cosa significhi stare tranquilli durante un concerto…
Si dice che, soprattutto nel mondo della musica, gli esami non finiscano mai. Concordi?
A volte la Vita ci mette davvero a dura prova, e non sempre è facile andare avanti. Con la musica è lo stesso: a volte ci si imbatte in alcuni periodi in cui si suona talmente male che si vorrebbe smettere, perchè non è facile suonare uno strumento musicale. Ma è proprio da questi momenti che si deve imparare per non sbagliare più. Inoltre, nel mondo della musica, c’è sempre da imparare. capita spesso, ascoltando persone che magari hanno da poco intrapreso lo studio di uno strumento musicale, di rimanere affascinati dallo stile, dalla tenacia con cui studia. Ecco, nella musica non si smette mai di imparare, e ogni giorno rappresenta un esame, da superare brillantemente con uno studio regolare e ben organizzato.
Oggi hai quasi vent’anni; c’è’ stato un momento più’ di altri nel quale hai compreso che la fisarmonica sarebbe diventata la tua compagna di vita?
Alla mia età non è facile capire cosa si vuole dalla Vita, ma quando ci si trova di fronte ad una bellezza assoluta come la musica, è difficile non rimanerne affascinati totalmente. Da sempre sogno di vivere grazie al lavoro del musicista, e persino quel giorno tornando dall’asilo avevo la totale sicurezza che io e la fisarmonica non ci saremmo lasciati mai. Ma il momento in cui ho compreso che quello che stavo facendo sarà ciò che mi farà vivere è avvenuto decidendo a quale conservatorio iscrivermi: scegliendo Roma come mio prossimo istituto ho compreso che, probabilmente a causa di un trasferimento per studi, la fisarmonica sarà per sempre con me!! Da quell’istante ho la consapevolezza che la fisarmonica non mi lascerà mai privo della sua compagnia, anche perchè non potrei vivere senza di essa.
A chi devi dire grazie per essere oggi un giovanissimo artista di comprovato talento?
La lista delle persone da ringraziare è lunga: a cominciare dai miei primi maestri, Denis Biasin e Nicola Milan, passando poi per colui che mi ha fatto crescere tantissimo dal punto di vista musicale, Mirko Satto, senza dimenticare Miranda Cortes, che mi ha seguito durante l’ultimo anno di liceo musicale e Tiziano Chiapelli, che mi ha dato davvero tanto. Anche Paolo Gandolfi mi ha insegnato tanto, soprattutto che prima di essere grandi musicisti, bisogna essere grandi uomini. Devo fare un forte ringraziamento alla mia famiglia che mi ha sempre supportato e a mia mamma, che ha fatto dei sacrifici inenarrabili per portarmi in luoghi a volte molto lontani permettendomi di proseguire con il mio percorso musicale. Come si può vedere le persone che mi hanno sostenuto sono state tante e questo mi da orgoglio, perchè se un maestro importante da tutto se stesso per farmi diventare bravo non può che rendermi felice ed entusiasta. Ovviamente a tutte queste persone si devono aggiungere i miei sacrifici e il mio studio, perché senza di esso non si va da nessuna parte.
Molti ragazzi pensano di fare musica, ma dietro c’è’ tanto sacrificio, ovviamente meno carico se mosso dalla passione. Tu che approccio hai? Ma, soprattutto, quante ore studi al giorno?
Certamente nella Vita dietro ogni vittoria c’è tanto sacrificio e tanto lavoro svolto a testa bassa. Io sono felice di fare qualche piccolo sacrificio, perché vedo nella musica un porto sicuro, un modo per avvicinarmi al Cielo. La musica per me è tutto, e quando il tuo amore per una disciplina è così grande, ogni sacrificio diventa una soddisfazione. ovviamente non sempre si hanno soddisfazioni, a volte la musica ci da anche delle bastonate pesanti ma, sempre con tanto lavoro, dobbiamo essere pronti a superare quella prova che essa ci ha messo davanti. Ripeto, ogni sacrificio se fatto con passione, non è più un sacrificio, ma diventa un’opportunità di crescita, di sviluppo mentale.
Per quanto riguarda la seconda domanda non ti posso dare una risposta precisa: a volte studio di più a volte di meno. Ovviamente in periodo di concerti e di concorsi si studiano molte ore al giorno, perchè altrimenti si rischierebbe di arrivare impreparati ad eventi importanti. Poi dipende anche da altri fattori: impegni scolastici di altre materie, numero di impegni musicali in un periodo, motivazione che si ha eccetera!! L’importante è essere costanti, studiare tutti i giorni parecchie ore e, soprattutto, studiare concentrati.
Hai partecipato alla coppa del mondo di fisarmonica tenutasi a Shenzhen, in Cina: che esperienza e’ stata e qual è la considerazione degli artisti italiani all’estero?
Essere arrivati lì per me è stato motivo di orgoglio, perché mi sono impegnato davvero tanto per passare le selezioni italiane. Allo stesso tempo, però, non bisogna vederlo come un punto d’arrivo, ma come un punto di partenza. Occorre portare nel proprio bagaglio tutto ciò che è successo in Cina, perchè è stata un’esperienza unica, ma allo stesso tempo non bisogna commettere l’errore di pensare di aver trovato il punto d’arrivo. In fondo sono arrivato quinto e, sebbene sia stato un ottimo risultato visto che per me era la prima volta, devo puntare a fare meglio. Solo così questa esperienza può essere utile, può servire, altrimenti non ha alcun senso partecipare ai concorsi!! Li ho capito che con la fisarmonica valgo, ma ho pure capito che di strada da percorrere ne ho davvero tanta davanti. Mi sono reso conto che ci sono tantissimi fisarmonicisti davanti a me, e con questa consapevolezza devo lavorare sodo, se voglio diventare davvero bravo.
Gli artisti italiani sono davvero amati all’estero e, quasi inspiegabilmente, sono più stimati e considerati che in Italia. Il musicista italiano si contraddistingue per la sua cantabilità, musicalità; nelle note del musicista italiano c’è amore, c’è passione, gioia, ma anche tristezza, dolore… in poche parole c’è emozione, e questo al pubblico estero piace.
Come nasce l’idea il repertorio musicale che proponi quando ti esibisci?
Mi piace svariare, toccare più mondi, soprattutto perchè non tutti hanno la possibilità di entrare in contatto con diversi generi musicali. Generalmente parto con dei brani classici, per poi passare alla musica leggera: tocco il tango argentino, la musica spagnola, russa, italiana, per arrivare poi al valse-musette francese. Ecco che suono davvero tante cose in un’oretta e mezza di concerto, ma non può essere diversamente con uno strumento versatile come il mio: con la fisarmonica si può suonare di tutto, senza chiudere le porte a nessun genere, colto o meno che esso sia. Ogni genere ha la sua importanza, e sta nel musicista far emergere le caratteristiche principali di ognuno.
Il mio genere penso sia diverso dagli altri: tendo a partire da poche note, messe nel punto giusto, essenziali. Man mano che la musica si incalza le note cominciano a farsi più abbondanti e ricamate, ma sempre nella bellezza dell’improvvisazione, perché questo mi piace fare: inventare. Poi, a metà esecuzione, mi piace sconvolgere completamente il brano che sto suonando, cambiando tempo, tonalità, ritmo… Poi, solitamente, termino con un finale prepotente, forte e determinato, che rispetta un po il mio modo di essere, la mia personalità.
Ciò che vorrei è che la gente che mi ascolta, riuscisse a riconoscermi ad occhi chiusi, dal mio stile personale; vorrei che diventasse unico!!
Dal 2018 ti esibisci in duo fisarmonica-clarinetto con Matilde Michielin, con la quale hai ottenuto il primo premio con menzione d’onore per l’ottimo lavoro d’insieme al Concorso Internazionale città’ di Belluno. Come e’ nata questa collaborazione?
Io ho l’onore di esibirmi con una clarinettista di questo calibro, è davvero bello. Con Matilde mi capisco al volo, senza bisogno di parlare: a volte basta uno sguardo per capire cosa fare, noi ci capiamo. Questo ha fatto la differenza a quel concorso!! Ci guardiamo spesso mentre suoniamo, ma davvero non parliamo mai per metterci d’accordo, ci basta guardarci per capire cosa fare. E le nostre parti rappresentano completamente questo feeling: sono scritte, ma in realtà quello che suoniamo è scritto dentro la nostra testa e dentro il nostro cuore. Per questo è bello suonare con lei, perchè non è difficile, sebbene a volte le parti siano molto impegnative. Abbiamo ottenuto importanti risultati insieme. L’esperienza forse più bella di questa formazione è stato il concerto alla Sala Rossini del Caffè Pedrocchi di Padova: un’esperienza unica. Quando ci esibiamo il pubblico apprezza molto questo feeling, e questo fa la differenza!!
Guardando avanti dove e come immagini il tuo futuro? Ci sono collaborazioni che ritieni per te fondamentali?
Nel futuro non so cosa farò o dove sarò, ma so che avrò con me una fisarmonica e una grande passione, e questo mi rende felice. Il fatto di diventare professionista, un giorno, mi intriga molto, perchè penso potrebbe essere la giusta ricompensa di tanti sacrifici. Il sapere che ovunque andrò avrò sempre con me il mio strumento mi da sicurezza, e mi da la forza per continuare gli studi!!
Impegni in essere e prossimi impegni?
Da novembre comincerò una nuova Vita musicale: studierò fisarmonica classica al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, seguito dal M° Massimiliano Pitocco e improvvisazione Jazz col M° Tiziano Chiapelli.
Di concerti ne ho fatti alcuni quest’estate, con l’Accademia d’Archi Arrigoni: ho esibito un programma di tango argentino ma, a gennaio, sempre con questa formazione, ci saranno delle importanti novità. Proseguono nel frattempo le mie esibizioni, con la speranza che la mia musica piaccia alla gente e porti alle persone che mi ascoltano momenti di felicità, gioia ed emozione, perché questo è il mio scopo.
di Giovanni Pirri