Recensioni in breve: Generazione di precari

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Siamo così abituati a gustare i trailer degli spettacoli teatrali che se, una sera, per volontà  del destino, ci troviamo dinanzi agli attori  mentre quello spettacolo lo stanno recitando, nella mente  si scatenano mille considerazioni.

Le prime sono di stupore perché la recitazione “vera”, sentita, di mestire, ha sempre il suo fascino. Se poi nel cast ci sono Claudia Campagnola, Marco Morandi, Carlotta Proietti, Matteo Vacca, Maurizio Di Carmine comprendi, immediatamente, che lo spettacolo in questione è “Generazione di precari” e abbiamo detto tutto.

In verità qualcosa da aggiungere ci sarebbe,  in quanto lo spettacolo scritto e diretto da Toni Fornari, che sa bene come far muovere gli attori all’interno di un open space, dal 22 dicembre sta animando il Teatro Golden e si protrarrà fino al 17 gennaio.

Generazione di precari è una storia dei giorni nostri. Scherzando e ridendo, complice la voce fuori campo (registrata) di Gianni Morandi, narra la storia di quattro ragazzi precari intenti ad affrontare una salita continua. Fino al punto di commettere una “cazzata”.
Comprendi allora come  la commedia, in questione,  allegra al punto giusto, sia  una commedia non solo politica (nel senso buono del termine) ma anche in grado di mettere   a “riso” temi che fuori del teatro fanno decisamente piangere.  Impossibile  sottrarsi al gioco dell’immedesimazione.

Dentro  Generazioni di precari si miscelano, così, momenti sempre diversi, ora più riflessivi, ora più intensi.
Riguardo  le altre considerazioni possibili non possono non attingere la propria forza  da elementi ben definiti.

E’ un vero peccato che lo spettacolo,  pur essendo solido nella parte recitativa, a causa della saturazione dei microfoni, perda un po’ di smalto nella parte musicale.
Con quelle voci un po’ così, senza effetti, senza spessore che si affacciano soltanto nei momenti corali ossia quelli in cui le voci di Claudia, Marco, Carlotta, Matteo e Maurizio si fondono all’unisono.

Guardando Generazioni di precari ci vengono allora in mente quei teatri nei quali si recitava usando la voce nuda con l’uso del solo diaframma. Peccato che, nel tempo, molti di quei teatri abbiano chiuso o siano stati ristrutturati.

Generazioni di precari va visto.

di Giovanni Pirri

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